Articolo scritto da Daniela Porcu e Arno Cardini

"Osserva nel profondo la Natura e allora comprenderai meglio ogni cosa"
(A. Einstein)
Questo è ciò che è successo al protagonista del saggio autobiografico “Nel Bosco mi sono messo a nudo - Un viaggio verso l’essenziale in risonanza con la Natura”, scritto a quattro mani da Daniela Porcu e Arno Cardini, ex Maresciallo dei Carabinieri presso i reparti speciali del R.O.S. e N.O.E. di Trento. È nel Bosco che si è rifugiato per ricostruirsi e rafforzarsi dopo due importanti episodi fisici e psichici della sua vita; è qui che ha accolto emozioni e riconosciuto risorse nuove, potenti, inaspettate che hanno cambiato radicalmente la sua vita personale e professionale, qui ha vissuto un procedimento esperienziale, che ha deciso di condividere dando vita a “Forestling”: un metodo in continua evoluzione, che consente di accompagnare le persone, in modo non direttivo, in una relazione di scambio profondo con la Natura, favorendo l’emersione e il riconoscimento di dinamiche importanti, nonché lo sviluppo di strategie e soluzioni creative per trasformare situazioni, emozioni, memorie condizionanti in risorse per un cambiamento volto a manifestare il vero sé.
Per accogliere un’emozione è necessario lasciarla emergere… come? La Natura è maestra in questo.
Una delle caratteristiche che colpisce entrando in un bosco è il SILENZIO. Siamo invitati alla quiete di una comunicazione sensoriale fatta di suoni, aromi, forme, colori, diverse consistenze tattili, ben oltre le parole, che sposta l’attenzione della nostra mente dal rimuginio sul passato e dall’ansia del futuro, al dono del presente, all’ascolto vero e autentico di ciò che c’è, senza giudizio; ed è proprio questo ascolto silenzioso e profondo che favorisce l’emersione delle emozioni che, per loro natura, non sono fatte per essere trattenute; il termine deriva infatti dal latino e-movere: trasportare fuori.
In questa dimensione possiamo accedere all’introspezione, all’incontro e all’intimità della relazione autentica Io-Tu.

Ogni volta che ci relazioniamo con la Natura, lei ci dona qualcosa di sé e restituisce qualcosa di noi stessi, riportandoci alle origini: ci inviata a svuotare, a lasciare andare, in opposizione al mantra dei tempi moderni: riempire e trattenere. Ci riporta all’essenziale attraverso l’ancestrale e innato linguaggio dei sensi: la vista del verde, ad esempio, rimanda alla presenza di acqua, all’idea di vita, infondendo sicurezza; la verticalità degli alberi evoca vita e buona salute e inconsciamente trasmette forza, energia, protezione; i rami orizzontali richiamano l’equilibrio, la stabilità; gli aghi delle conifere, invece, il lato maschile donandoci un effetto emotivamente tonificante. L’ascolto dei suoni della Natura stimola reazioni automatiche, legate ancestralmente alla garanzia della sopravvivenza: infonde quindi sicurezza e richiede un livello di attenzione cerebrale NON stressogeno; spiega Lutz Jäncke, Neuroricercatore e psicologo.
Nel bosco ci immergiamo anche in un mare di aromi. Il senso dell’olfatto è uno dei più antichi, è sempre attivo poiché legato alla respirazione e ha un forte legame con il cervello: una volta che lo stimolo olfattivo viene captato dai recettori delle cavità nasali, viene veicolato come impulso elettrico fino al bulbo olfattivo e da qui al sistema limbico, area che sfugge al controllo cosciente dell’individuo poiché le stimolazioni olfattive vi giungono senza essere prima analizzate dal talamo, e che ha grande valenza nel controllo di numerose funzioni neuro vegetative come emotività, comportamento, memoria, apprendimento, affettività. Alcuni aromi, come quelli di legni, resine, profumi animali, spezie, fiori, frutti, sono veri e propri archetipi del linguaggio olfattivo e agiscono a livello più sottile, sulla spiritualità, la sfera energetica, parlano al nostro inconscio in modo assai più convincente di mille parole. L’archetipo del pino e dei suoi effluvi resinosi, ad esempio, emana l’immagine di una forza rassicurante: infonde fiducia. Nel protagonista del libro, stare nel Bosco evoca senso di CASA.

Il primo senso, che si acquisisce già in fase intrauterina, nella quale il feto sperimenta il confine tra lui e la madre, è il tatto. Appena nati ri-cerchiamo quel contatto per sentirci protetti e rassicurati. Proprio per questa memoria, è considerato il senso della relazione con l’altro ed è legato a emozioni profonde.
Le sensazioni che proviamo attraverso il tatto sono uniche e personali e si intensificano se usiamo tutto il nostro corpo. Il protagonista del libro, ad esempio, sente spesso l’esigenza di un contatto più ampio, con tutte le parti scoperte del suo corpo e forte è l’esigenza di camminare a piedi nudi.
Gli scambi elettrici e chimici presenti nel sistema radicale degli alberi, percorrono il tronco e i rami, mediante la linfa e ci aiutano a fare il pieno di energia. Siamo sempre immersi in un mondo elettro magnetico e come le batterie siamo in gradi di caricarci e scaricarci a seconda dell’alimentazione, del livello di stanchezza e del tipo di pensieri che facciamo. Avvicinarci a un albero ci consente di ripristinare il nostro equilibrio psicofisico grazie all’influenza biomagnetica sprigionata dal contatto del corpo, col tronco: ci si sente più leggeri e rivitalizzati. I test scientifici eseguiti dal professore giapponese Qing Li, uno dei massimi esperti al mondo di medicina forestale, hanno mostrato risultati sorprendenti sull’aumento della vitalità, miglioramenti significativi su stati depressivi e sulla resistenza alla sindrome di burnout, la stessa che aveva colpito Arno.
La Natura invita inoltre al cambio di… passo: entrati in un bosco si rallenta. La Natura non ha mai fretta, semplicemente fa le cose con cura e tutto avviene quando è il momento. Del resto, come sostiene il neurofisiologo Lamberto Maffei, continuare a inseguire lo stress di un quotidiano basato sulla velocita per una maggiore produttività è fonte di angoscia, frustrazione, sovraffaticamento mentale. Ciò perché secondo i suoi studi, il nostro cervello è una macchina “lenta” e solo se usata secondo questi termini fisiologici conduce alla creatività; il che si traduce in soluzioni intelligenti, funzionali, economiche.
Il protagonista del libro vive anche questo aspetto e fermarsi, rallentare per stare con se stesso in modo autentico diviene una delle chiavi per aprire la porta della trasformazione e della rinascita.
La Natura è economica: ci insegna a non forzare, ad accogliere e trasformare.
L’unica costante, Natura docet, è il cambiamento!
Clicca sulla copertina per scoprire nel dettaglio i contenuti del libro
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